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SearchGPT: cos’è e cosa cambia per la SEO

Se abbiamo almeno una sicurezza a cui aggrapparci, su quelle montagne russe che sono le nostre tempestose vite di marketer, è che l’impero di Google non potrà mai essere sconfitto. Oppure no? Un attacco potrebbe in effetti arrivare da SearchGPT, il nuovo motore di ricerca fortemente basato sull’intelligenza artificiale che minaccia di essere per il gigante di Mountain View ciò che Luke Skywalker è stato per Darth Vader.

In questo articolo te ne parliamo meglio, cercando di chiarire se il potenziale di SearchGPT costituisca, al momento, una base sufficiente per mettere davvero in discussione lo strapotere di Google.

Cos’è e come funziona SearchGPT

Per prima cosa capiamo meglio come funziona il motore di ricerca di cui è proprietaria OpenAI, l’azienda che gestisce anche ChatGPT. SearchGPT utilizza i modelli linguistici di grandi dimensioni (Large Language Models o LLM) per fornire agli utenti risposte a domande complesse in tempo reale; anziché presentare una lista di risultati tradizionali, però, la sua SERP si compone unicamente di risposte dirette, riassunti, infografiche elaborate sulla base della comprensione profonda dell’intento di ricerca.

L’utente è in grado di interagire con il motore di ricerca attraverso un pannello conversazionale simile a quello dei prodotti Microsoft, mentre una barra laterale sintetizza le sorgenti dalle quali sono state attinte le risposte, comprensive di link ai testi primari. Inoltre, gli utenti hanno la possibilità di porre ulteriori domande, sempre utilizzando un linguaggio conversazionale, per esplorare più a fondo i temi di loro interesse.

OpenAI si tiene ben stretti i dettagli del funzionamento di SearchGPT, ma è possibile che la tecnologia sottostante sia la stessa utilizzata da altri motori di ricerca basati interamente sull’AI come Perplexity e le AI Overviews di Google, vale a dire la Retrieval Augmented Generation (RAG). La RAG permette di creare, attraverso la conversione di una grande quantità di dati dinamici in un formato comune accessibile dal sistema di intelligenza artificiale generativa, archivi di informazioni aggiornatissime che aiutano l’AI a fornire risposte più precise, senza quel “lag” di giorni, settimane o addirittura mesi che vizia spesso l’affidabilità dei sistemi basati sull’intelligenza artificiale.

Quali differenze ci sono fra Google e SearchGPT

Se mettiamo a confronto il tool di OpenAI con l’equivalente a “marca” Google, vale a dire AI Overviews, l’interfaccia non è troppo dissimile, per quanto l’aspetto di AIO sia certamente influenzato dai motori di ricerca più tradizionali, con una sorta di rich snippet dedicato alle risposte generate tramite AI.

Tuttavia, a un’analisi più attenta, si nota come i due motori differiscano innanzitutto nella trasparenza con cui vengono riportate le fonti, molto maggiore per quanto riguarda il giovane sfidante del gigante di Mountain View: SearchGPT propone infatti link diretti ai testi originali laddove Google si limita a inserire un’icona. Ma soprattutto, l’esperienza proposta dal search engine di OpenAI risulta molto più interattiva, conversazionale nel vero senso della parola.

Come ottimizzare le proprie pagine per SearchGPT (e gli altri motori conversazionali)

Considerata la capacità di SearchGPT di capire il contesto e l’intento di una ricerca ben al di là di una chiave di ricerca di due o tre parole, l’attenzione di chi si occupa di SEO, se desidera posizionarsi bene su questo motore di ricerca – e dei motori di ricerca in generale -, dovrà spostarsi dalle keyword ai temi e i quesiti generali esplorati dagli utenti.

Se nella redazione dei contenuti sarà quindi possibile prendersi maggiori licenze, senza focalizzarsi sull’utilizzo esatto di una data parola di ricerca, i contenuti dovranno essere sempre più vicini agli interessi degli utenti: coinvolgenti, approfonditi, esatti nel fornire risposte. E dunque, in primis, aggiornatissimi: non potremo più permetterci di dare una passata di lucido sui nostri contenuti una-volta-ogni-quando-ce-lo ricordiamo; la puntualità farà veramente la differenza tra l’essere selezionati o scartati dagli algoritmi che compongono le SERP.

Va da sé che a tutto ciò conseguirà, per quanto riguarda l’analisi delle prestazioni, anche uno slittamento dal monitoraggio delle keyword a quello dei prompt, mentre valori come il CTR, considerandoo l’accentramento prodotto da SearchGPT e simili in SERP, dovranno perdere rilevanza rispetto ad altre metriche come il coinvolgimento degli utenti, la visibilità del brand e le menzioni di una pagina web nei risultati di ricerca.

Poiché SearchGPT dà molta rilevanza all’autorità delle fonti proposte in risposta alle query degli utenti, per essere selezionati nella SERP di questo motore di ricerca sarà cruciale poi dimostrargli di avere autorevolezza nel proprio settore. Di conseguenza il ruolo delle Digital PR diventerà in futuro sempre più importante.

Altrettanto fondamentale sarà la diversificazione dei propri contenuti attraverso una Content Strategy puntuale: pagine di solo testo difficilmente continueranno a essere competitive nel panorama delineato al momento da SearchGPT, che non è solo capace di attingere a diverse tipologie di contenuto, inclusi video e infografiche, per costruire i propri risultati di ricerca, ma premia quelle pagine che già offrono, di base, tale ricchezza e varietà. Perché ciò avvenga, ossia affinché SearchGPT possa esplorare e posizionare quei contenuti, sarà essenziale curarne l’accessibilità e ottimizzarli in tutti i loro attributi HTML come da “tradizione” SEO.

Mirko Rotelli SEO Lead