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Pro Web Digest Online Ads: comunione di spirito fra motori di ricerca e social network? | Ottobre 2021

Nel Digest di questo mese dedicato agli inserzionisti seguiamo gli ormai incontrollabili tentacoli di Google che arrivano a lambire il potente reame dei social. Ci soffermiamo inoltre su alcune novità in materia di Facebook e Instagram Ads. Leggi tutti i nostri spoiler del mese!

L’inquietante, possibile partnership di Google con TikTok e Instagram

Cosa succede quando il motore di ricerca e i due social network più utilizzati al mondo decidono di far comunella? Le premesse sono succulente; i risultati ancora di là dal vedersi, fatto sta che, in base a quanto riportato negli ultimi giorni da The Information, sarebbero in corso trattative fra Google e Facebook e ByteDance (rispettivamente proprietarie di Instagram e TikTok) affinché i video delle due piattaforme possano essere indicizzati e mostrati nella SERP del search engine americano.

Non si tratta di una novità assoluta: il primo social ad essere inglobato nei risultati di Google è stato, nel 2015, Twitter; da allora, l’algoritmo è in grado di attingere anche ai tweet per fornire risposte coerenti con le ricerche degli utenti – un’evoluzione cruciale se pensiamo che non c’è posto migliore di Twitter dove andare per trovare qualsiasi fatto fresco di attualità e politica. Il discorso potrebbe ora estendersi a Instagram e TikTok, che hanno invece l’esclusiva dei contenuti video brevi e d’impatto in grado di accontentare la fetta più giovane degli utenti web.

Se confermata, un’eventuale partnership fra le tre compagnie porterebbe dunque questi video nei risultati organici di ricerca Google al pari di quanto già avviene con YouTube. Cosa ci guadagna Google è chiaro: un numero maggiore di utenti che utilizzano il motore come punto di partenza per un più ampio spettro di ricerche, maggiore reach per le inserzioni a pagamento in SERP, e naturalmente un jackpot di dati raccolti sul comportamento degli utenti. Cosa ci guadagnano in cambio TikTok e Instagram è altrettanto evidente: una potenza di fuoco moltiplicata a dismisura, con maggiori accessi alle rispettive piattaforme e introiti conseguentemente aumentati. In aggiunta, se le cose funzionassero come con Twitter, Google pagherebbe un canone annuale per avere accesso ai dati delle due piattaforme per indicizzarne i contenuti.

Considerato che approdare su Google significa mettersi nelle mani di chi possiede letteralmente il loro competitor numero 1, vale a dire YouTube, il gioco varrà davvero la candela per TikTok e Instagram? Per il momento i termini delle trattative sono ancora avvolti nell’oscurità, quindi qualche dubbio in merito deve esserci. Seguiremo sicuramente l’evolversi della situazione con interesse, anche per i risvolti che potrebbe avere per la privacy di chi utilizza i due social network.

Facebook e Instagram Ads: più semplici, più sicure per i minori

A proposito di privacy sui social network, specialmente quella degli utenti più giovani, accogliamo con 92 minuti di applausi l’annuncio di Facebook di aver modificato il targeting degli annunci per quanto riguarda questa fetta di utilizzatori. Sulla piattaforma non è infatti più possibile, a livello globale, includere persone minori di 18 anni (20 in Thailandia e 21 in Indonesia) nei propri pubblici delle Facebook Ads.

Un’altra novità dal punto di vista delle inserzioni a pagamento è poi l’introduzione di un generatore automatico di copy che dovrebbe velocizzare il processo di adattamento delle inserzioni a esigenze di stagionalità. Lo strumento offre anche idee per la creazione di post organici e mette a disposizione delle aziende numerose risorse gratuite. L’aiuto offerto dal tool non sembra al momento particolarmente rivoluzionario, ma certamente può essere un supporto utile per chi lavora con centinaia di annunci mensilmente.

Più interessante è invece la beta in corso sulle schede Shop di Instagram: approderanno qui i nuovi Instagram Ads, cliccando sui quali gli utenti potranno visualizzare immagini aggiuntive, leggere ulteriori dettagli sui prodotti e visualizzarne altri correlati, al pari di quanto già accade con i risultati organici della Shop Tab. Per il momento la feature è disponibile solo per il mercato USA, ma ci lecchiamo i baffi aspettando che approdi anche da noi.

Il targeting ottimizzato viene esteso a tutte le campagne Display

Torniamo adesso a Mountain View per una novità che riguarda la rete Display di Google. Nello specifico, di recente Google ha annunciato di aver introdotto alcune modifiche alle Display Ads, le quali possono godere adesso di sistemi di automazione avanzati – applicabili alle strategie di offerta, alle creatività utilizzate e al pubblico target – che possono essere modificati in qualsiasi momento senza dover creare nuove campagne.

Affinché sia possibile raggiungere il target di utenti desiderato nei momenti-chiave del funnel di conversione, le nuove Display Ads assorbono l’esperienza del targeting ottimizzato, prima disponibile unicamente sulle campagne Smart Display: in questo modo, oltre a raggiungere i segmenti di pubblico selezionati direttamente da te durante la creazione della campagna, Google è in grado di acciuffare ulteriori porzioni di utenti che possono contribuire a migliorare il rendimento dei tuoi annunci.

I più esperti, dice Google, potranno continuare a selezionare manualmente il proprio pubblico oppure utilizzare le funzioni delle campagne Display standard in abbinamento al targeting ottimizzato. Una visione di più ampio respiro in grado di ottimizzare ulteriormente il rendimento di queste campagne.

Search Ads: nuovi dati disponibili per le impressioni senza clic

Novità anche sul fronte delle campagne della rete di ricerca (dinamiche e non). A distanza di due anni dalla decisione di Google di limitare il numero di termini di ricerca presenti nei rapporti a quelli “effettivamente cercati da un numero significativo di utenti”, il gigante di Mountain View ha infatti deciso di aggiungere ai report dati sulle query che hanno ricevuto impressioni ma nessun click.

I dati si riferiranno al periodo successivo al 1° febbraio: perché proprio questa data? Banalmente, è da questo giorno che il team di Google ha cominciato a raccogliere i dati. Un’informazione preziosa per gli inserzionisti che desiderano uno strumento di analisi in più tramite cui analizzare il rendimento delle proprie campagne e, nello specifico, capire meglio perché non siano riuscite ad attirare il pubblico giusto. Le query potranno quindi ad esempio andare ad arricchire gli elenchi di keyword negative, migliorando l’efficienza degli annunci.

Contestualmente, a partire da febbraio 2022, Google eliminerà tutti i dati storici non compatibili con le attuali regolamentazioni in materia di privacy che, nella maggior parte dei casi, sono ancora visibili. Cinque mesi di tempo, dunque, per esportare tutti i dati precedenti a settembre 2020: bando alle ciance e fuoco agli Excel!

Sveva Coltellacci Head of SEA