Il Pro Web Digest di aprile è dedicato, necessariamente, agli impatti che l’emergenza sanitaria in corso sta avendo anche sui motori di ricerca. Le ricerche egli utenti cambiano, così come le SERP stanno registrando una volatilità paragonabile quasi agli effetti di un aggiornamento dell’algoritmo.
Alcune azioni forti sono in corso, ovviamente, anche lato mobile e local, causate dalla chiusura di molte attività e sull’impossibilità di spostarsi degli individui.
Abbiamo riassunto in 3 punti essenziali ciò che stiamo analizzando sui siti su cui lavoriamo quotidianamente. Tenersi aggiornati e affidarsi all’approccio scientifico – anche in materia di ottimizzazione per i motori di ricerca – è il modo migliore per evitare di farsi prendere dal panico e per gestire al meglio la propria presenza online anche in questo particolare momento.
Volatilità in SERP, il coronavirus ha impattato come un Google update
La volatilità dei ranking dura ormai da una ventina di giorni: ma quali sono gli effetti del COVID-19 sulle ricerche e sui posizionamenti? Se la pandemia ha indotto quasi tutti a rivalutare le proprie priorità, anche i Brand e i motori di ricerca devono adattarsi.
Ad oggi, il periodo più colpito dalla volatilità in SERP è quello compreso tra il 15 marzo e il 3 aprile: questo può essere dovuto a molte ragioni, alcune interne a Google e simili, altre legate ai siti stessi.
Google, infatti, ha dovuto adattare le proprie SERP a nuove sfumature degli intenti di ricerca, spesso legate proprio alla situazione contingente. Durante il mese di marzo, ai risultati della ricerca relativi a “coronavirus” sono state aggiunte nuove funzionalità dal motore stesso, come la casella “Guida e informazioni”, la barra laterale di avviso COVID-19 e il pannello delle statistiche: queste nuove funzionalità sono aggiornamenti manuali che Google ha apportato ai risultati della ricerca.
Dal canto loro, i siti di molti marchi – sia grandi società che PMI – hanno cercato di modificarsi velocemente per adattarsi alle nuove esigenze dei propri utenti, potenziando le soluzioni di e-commerce o persino implementandole a tempi di record dove non c’erano. Infatti, molte aziende stanno cercando di trovare modi per garantire la continuità del business online, offrendo prodotti o servizi che prima non erogavano in modo digitale. I proprietari dei siti stanno aggiungendo chat e supporto per le transazioni online e le opzioni di ritiro o consegna, cambiando radicalmente il funzionamento dei loro siti.
Gli effetti dell’emergenza sanitaria sul search intent
Ma parlando di search intent, come sono cambiate le ricerche degli utenti? È davvero tutto orientato al fenomeno in corso e legato a doppio filo con informazioni e necessità derivanti dall’epidemia?
In linea di massima, sì. Possiamo delineare 5 macro-ambiti di ricerca:
- Trovare informazioni sulla pandemia in sé. Tenersi informati sull’andamento dei contagi, comprendere al meglio come tutelare la propria salute e seguire news e conferenze stampa governative: una grossa mole di ricerche riguarda gli aspetti medici, istituzionali ed economici dell’emergenza;
- Scoprire nuovi modi di connettersi agli altri. Anche chi non aveva idea di cosa fosse una video-chiamata oggi utilizza piattaforme di connessione remota per lavorare in smart working o anche solo per parlare con gli amici. Le ricerche per soluzioni digitali di questo tipo sono schizzate nelle ultime settimane;
- Aggiornare la propria routine giornaliera con nuove attività. Non solo le piattaforme di intrattenimento più famose ma anche video-tutorial, canali digitali che insegnano nuove skill, corsi di yoga o sessioni di allenamento online… le persone cercano sui motori di ricerca modi per passare il tempo e per digitalizzare le proprie passioni.
- Prendersi cura di se stessi e degli altri. Non solo in relazione alle norme igieniche da rispettare per non ammalarsi ma anche in virtù del tempo in più che molti hanno a disposizione: tante le ricerche che fanno capo a come essere di aiuto alla comunità, a come spiegare ciò che sta succedendo ai più piccoli o a come superare psicologicamente il lock-down;
- Provvedere a necessità prima relegate alla sfera offline. Lo sanno bene i siti e-commerce, soprattutto se legati a beni di prima necessità: la spesa online e le consegne a domicilio sono state ampiamente sdoganate, per non dire prese d’assalto.
Covid19: Google My Business e Local SEO
La chiusura forzata ha portato non pochi problemi in SERP dal punto di vista delle ricerche local. Basti pensare alle schede di Google My Business: pare infatti che Google, con una manovra piuttosto unilaterale, abbia mostrato come “chiuse” moltissime attività, sebbene in realtà alcuni punti vendita specifici fossero aperti.
È importante sottolineare come l’azienda proprietaria della scheda possa in ogni momento accedere al proprio pannello e impostare su “aperto” la propria scheda. E bisogna fare attenzione perché una scheda con status “chiuso” perde temporaneamente i propri posizionamenti sulle keyword rilevanti, perché Google privilegia, ovviamente, gli esercizi aperti da mostrare ai propri utenti.