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Da motore di ricerca a motore di risposta: Google cambia approccio

Abbiamo parlato di questo interessante argomento la scorsa settimana all’Engage Conference 2018. Il topic dell’evento ruotava intorno a una domanda: ha ancora senso parlare del vecchio adagio digitale content is king? Se vi abbiamo incuriosito, potete scaricare la presentazione completa del nostro intervento “Content is king, answer is queen”.

Abbiamo voluto fornire un punto di vista nuovo, basato sull’osservazione degli attori in gioco, gli interlocutori che compongono la conversazione sul web: perché un contenuto, e un contenuto web in particolare, deve essere d’interesse per qualcuno, è la conditio sine qua non della sua stessa esistenza.

Questo significa che esiste un utente che lo sta cercando e un motore di ricerca che può fare da organismo di controllo e match, abbinando al meglio i risultati alle ricerche. O le risposte alle domande. Che poi, non è forse la stessa cosa? Ma stiamo anticipandovi troppo.

Evoluzione del comportamento dell’utente

Prima di parlare di evoluzione della SEO o delle SERP, è bene tenere presente come si sta evolvendo l’utente: always-on e consapevole, cerca in modo sempre più naturale.

In principio era il web caotico e sconosciuto: un enorme iperuranio pieno di ogni elemento possibile, ogni idea, concetto, immagine, video, testo, tutto lo scibile umano.

Questo portava l’utente di prima generazione a sentirsi l’interlocutore “secondario”, umano e imperfetto, davanti a una tale mole di informazione: anche per questo, le query di una volta erano meccaniche, era l’uomo a parlare il linguaggio della macchina, a imparare un nuovo codice comune per rintracciare ciò di cui aveva bisogno nel web.

L’utente, però, si è evoluto molto nel corso del tempo, passando da un fruitore occasionale con una serie di paletti e canali di accesso ristretti (il proprio PC di casa o quello del lavoro, seduto a una scrivania, esclusivamente da desktop) a essere che riprende fisicamente in mano la fonte del proprio sapere: in mano, infatti, oggi teniamo costantemente il nostro smartphone. E quanti di voi vi rinuncerebbero? Quanti si sentono improvvisamente persi, vulnerabili, persino un po’ spaventati quando restano senza batteria o senza connessione nel mondo?

Evoluzione degli aggiornamenti di Google: query colloquiali e device mobili

Oggi, quindi, la prospettiva si è totalmente ribaltata e il web è diventato “pop”. Non più l’universo complesso in cui solo i più sgamati informatici si sentivano a proprio agio, ma un luogo accogliente per tutti.

Gli algoritmi vanno tutti nella stessa direzione: l’obiettivo è andare incontro alle esigenze dell’utente, in termini di immediatezza, velocità, multicanalità e qualità.

Le motivazioni sono molteplici: sicuramente, l’evoluzione della macchina stessa, cioè la continua trasformazione degli algoritmi di Google & compagni, ha portato a prediligere contenuti il più possibile di qualità, immediati, pregnanti, davvero rispondenti alle query degli utenti.

Dobbiamo ringraziare Panda se il web ha smesso di essere popolato di directories di scarsa qualità, di content farm che proponevano contenuti discutibili, di testi scarni e senza succo, veri elogi al keyword stuffing. E, a seguire, è merito di Hummingbird se la macchina ha iniziato a riconoscere query più colloquiali, proprie di un ragionamento umano.

Come accennavamo prima, l’era del mobile-first ha contribuito a cambiare il nostro modo di ricercare, il dove e il quando, oltre che il come. Pensate alla voice search e a quante volte vi è capitato di chiedere allo smartphone o al vostro assistente vocale di cercare per voi un’informazione in maniera assolutamente estemporanea, legate all’istante, al micro-momento, parlando con il dispositivo con la stessa naturalezza che usereste per chiedere informazioni a un passante o a un commesso in un negozio.

Il motore restituisce ciò che l’utente vuole: risposte mirate e veloci

Google lo sta già facendo da tempo: rispondere in maniera diretta all’utente, tramite proprie risorse interne e risultati-zero.

Cosa fa quindi il motore di ricerca? Diventa un motore di risposta: si calcola che il 25% dei risultati in SERP siano ormai forniti direttamente da Google come knwoledge-graph, caroselli, immagini in evidenza o come risultato zero attraverso i featured snippet.
Questo significa che privilegia l’immediatezza della risposta, certamente per far contento chi domanda ma anche per mantenere il traffico il più accentrato possibile.

E non sono solo pertinenza, qualità e immediatezza a guidare le risposte del motore: altro asset essenziale è la velocità. A questo proposito, abbiamo effettuato uno studio approfondito sul famigerato Medic Update di quest’estate e ne abbiamo tratto una serie di conclusioni davvero interessanti… che vi presenteremo nel prossimo blogpost!

Come posizionarsi in SERP nel 2018? Conclusioni

Siamo passati attraverso varie fasi dell’evoluzione del contenuto online: se nel 2013 piacevano i contenuti sintetici e nel 2016 invece siamo approdati a prediligere gli articoli lunghi e minuziosi, qual è allora la best practice del 2018? Semplificando, potremmo dire che sono i focused content, i contenuti mirati, nel senso più lato del termine.

Mirati come argomento e trattazione, mirati come risposta alla domanda dell’utente ma anche nel senso di veloci e al momento giusto.

 

Pasquale Gangemi Head of Operations di Pro Web Consulting