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SEO Specialist e colloqui di lavoro: alcuni consigli

Negli ultimi anni il mercato del lavoro sta seguendo una direzione ben delineata: le professioni maggiormente richieste fanno parte, per la quasi totalità, dei settori IT e Digital.

Un trend che per molti può apparire scontato, ma è sempre bene ricordarlo ai più giovani che si trovano spesso e volentieri in dubbio riguardo la strada lavorativa da intraprendere.

LinkedIn ha recentemente stilato la classifica delle top skills ricercate sul mercato italiano. Ecco le prime 10 posizioni:

  1. Analisi statistica e data mining
  2. Analisi di SEO e SEM
  3. Software QA e User Testing
  4. Architettura Web e development framework
  5. Recruiting
  6. Sviluppo per dispositivi mobile
  7. Progettazione di interfacce utente
  8. Sistemi di archiviazione e gestione
  9. Software Revision Control Systems
  10. Software middleware e di integrazione

Sia la prima che la seconda posizione rappresentano professioni chiave in qualsiasi web agency e raggruppano, quindi, figure professionali con le quali mi interfaccio quotidianamente, sia nelle vesti di colleghi sia in quelle di candidati.

Nello specifico, l’attenzione verso le tematiche SEO è cresciuta molto negli ultimi anni: sono nati e continuano ad aumentare gruppi sui social che vengono seguiti da migliaia di persone per migliorare le proprie competenze, informarsi o, semplicemente, mettere in mostra le proprie abilità (vere o presunte).

Il mio intento in questo articolo sarà quello di:

  1. Spiegare ai più Junior cos’è un SEO Specialist e quali competenze servono per diventarlo;
  2. Dare alcuni consigli pratici sulla gestione di un colloquio di lavoro, cioè dei piccoli accorgimenti che, a mio modo di vedere, possono fare la differenza durante la fase di selezione.

Cos’è un SEO Specialist e quali competenze servono per diventarlo

Il SEO Specialist è una figura professionale che si dedica all’ottimizzazione di un sito web per i motori di ricerca. Il suo compito è quello di rendere il sito su cui lavora maggiormente “appetibile” ai motori, permettendogli così di migliorare i propri posizionamenti organici quando un utente ricerca specifiche query.

L’obiettivo finale è incrementare il traffico organico proveniente da parole chiave pertinenti e ad alto tasso di conversione.

Non esistono, ad oggi, né un percorso di studi perfettamente delineato né una metodologia di lavoro univoca ed ufficiale da seguire per svolgere bene il proprio lavoro di specialista SEO, ma è necessario possedere un mix di competenze che, nel loro insieme, contribuiranno alla crescita.

Contrariamente a quanto si possa pensare, un SEO Specialist non è semplicemente un nerd (almeno non sempre 😊) preparato solo tecnicamente, ma deve avere una preparazione trasversale e strategica, non derivante solo da competenze informatiche ma anche da skills più ampie.

Ne vorrei citare 4 che mi stanno particolarmente a cuore:

  • Competenze redazionali: saper scrivere in modo grammaticalmente corretto e con un buono stile dovrebbe teoricamente essere un’abilità posseduta da tutti, ma posso assicurarvi che troppo spesso non è così. Inoltre, il fatto di possedere una forma corretta e un lessico variegato ci permette di trattare un argomento in maniera esaustiva e la completezza è sempre gradita a Google. Materie come la semiotica o la comunicazione fanno parte di quel bagaglio culturale che molti SEO Specialist custodiscono gelosamente;
  • Competenze comunicative e relazionali: sapersi relazionare con gli altri (Clienti o colleghi), infondere sicurezza e affidabilità, far valere la propria opinione, saper vendere la propria competenza sono tutte doti decisamente importanti e, a volte, permettono di farci apparire anche più bravi e preparati… di quanto in realtà siamo!
  • Competenze linguistiche: oltre all’inglese, indispensabile per mantenersi aggiornati (la maggior parte delle fonti ufficiali provengono dagli USA), anche padroneggiare altre lingue non guasta di certo. Diventa invece obbligatorio se si lavora in un’agenzia dal respiro internazionale, dove si gestiscono progetti non solamente italiani;
  • Curiosità e voglia di crescere: il digitale è un mondo in continua evoluzione e, per mantenersi aggiornati e appetibili in questo mondo, è necessario aver molta curiosità e voglia di informarsi, auto-formarsi e crescere.

Ovviamente, se si vuole intraprendere questo tipo di carriera, ci sono una serie di competenze tecniche imprescindibili. Molte si possono migliorare o sviluppare nel tempo, ma quelle che elenco di seguito rappresentano le basi per poter svolgere il lavoro di SEO Specialist in autonomia:

  • “Cintura nera” nell’uso di Excel;
  • Conoscenza (almeno di base) di HTML5 e CSS.
  • Conoscenza dei principali CMS;
  • Nozioni teoriche in merito al funzionamento dei motori di ricerca (Search operator e crawler) e dei principali aggiornamenti agli algoritmi di Google (Penguin, Panda, Hummingbird, etc.);
  • Padronanza dei software di Web Analytics come Google Analytics, Adobe Analytics e Search Console;
  • Competenza nell’utilizzo di emulatori di spider (Screaming Frog, Xenu) e dei principali tool di monitoraggio dei siti web come Sistrix, Search Metrics o SemRush;
  • Saper utilizzare tool che ci aiutano nella keyword research come, ad esempio, Keyword Planner e Google Trends.

L’importanza della prima impressione: qualche dritta sui colloqui di lavoro

Partiamo da un presupposto che può sembrare assurdo, ma di cui dobbiamo prendere atto: circa il 30% dei datori di lavoro si formerà un’impressione di voi durante il primo minuto di conoscenza. Questo dato sale a quasi il 70% se consideriamo i primi 5 minuti di interazione.

Ho usato il termine “interazione” e non “intervista” volutamente: il colloquio non inizia da quando sarete seduti sulla sedia, ma ben prima.

Ci sono diversi fattori che contribuiscono a formare questa prima impressione che etichetterà positivamente o negativamente una persona sin dai primi istanti.

Vorrei quindi farvi riflettere su alcuni di essi.

  • Gestione delle comunicazioni pre-colloquio: qualsiasi comunicazione tra candidato e intervistatore (telefonica o tramite e-mail) deve essere gestita in modo molto scrupoloso.

Sarà determinante il tono della mail, formale a meno che si venga invitati all’informalità, la presenza di eventuali errori grammaticali o abbreviazioni di parole (una delle cose peggiori a mio parere), la flessibilità oraria dimostrata quando viene richiesto di fissare un incontro o una call;

  • Puntualità e fasi prima della stretta di mano: il giorno del colloquio è buona norma non arrivare troppo in anticipo e, ovviamente, non in ritardo. Il giusto lasso di tempo sono 10 minuti prima dell’orario concordato, necessari per annunciarsi ed evitando così di mettere “pressione” al recruiter. Una delle peggiori cose che potete fare è presentarvi al colloquio accompagnati (da madri, fratelli o fidanzate…).
  • Il saluto e il look: quando vi starete dirigendo verso l’intervistatore, le cose che salteranno subito all’occhio sono 2:
  • Abbigliamento – ahinoi, l’abito fa il monaco e un abbigliamento curato e adeguato al contesto in cui vi trovate farà sicuramente la differenza. Anche qualora il vostro interlocutore non attribuisca particolare importanza a come siate vestiti, ricordate che, se sarete ben vestiti e curati, avrete comunque scongiurato il rischio di suscitare un’impressione negativa;
  • Stretta di mano, sorriso e sguardo – la leggenda che la stretta di mano deve essere forte e decisa è veritiera, ma fino a un certo livello di intensità. Se è vero che le strette di mano “molli” danno subito una brutta sensazione, non è nemmeno necessario perforare la mano dell’altra persona. Serve un giusto compromesso. Molto importante è mantenere lo sguardo verso chi ci sta parlando, incrociando spesso e volentieri il suo sguardo, sempre con un sorriso genuino e non forzato. Da non fare: fissare negli occhi senza mai distogliere lo sguardo, stile cyborg, o guardarsi troppo intorno, fuori dalle finestre o al soffitto. Il primo atteggiamento tende a non mettere a proprio agio il nostro interlocutore (uno stacco ogni tanto è necessario) mentre il secondo fa sembrare che siamo distratti e abbiamo poco interesse o che siamo estremamente timidi. Consiglio prezioso: evitate di fumare poco prima di incontrare una persona. Se sarete fortunati avrete un interlocutore fumatore e nessuno si accorgerà di nulla, altrimenti sembrerete una ciminiera vagante per i corridoi. Stesso discorso vale per chi prosegue la masticazione del proprio amato chewing-gum durante una conversazione.

E durante il colloquio di lavoro? Vediamo insieme alcune cose da fare e da non fare.

Cosa fare e cosa non fare durante un colloquio di lavoro?

  • Informarsi sull’azienda: studiare attentamente il settore, i servizi offerti, il portfolio dell’azienda per cui stiamo sostenendo in colloquio è determinante. Questo atteggiamento trasmette proattività, desiderio reale di cambiamento e serietà. Risposte del tipo “Sono stato molto impegnato in questi giorni e non ho avuto modo di guardare il vostro sito” sono assolutamente da evitare!
  • Spegnere il cellulare: Non c’è cosa più fastidiosa che far squillare il cellulare durante un meeting. Ah no, scusate: guardare il cellulare o rispondere a una telefonata lo è ancora di più! Per piacere spegnetelo, non costa nulla e si evitano brutte figure;
  • Informalità: mai dare del “tu” prima che venga concesso. Spesso è solo un test per verificare come gestite una chiacchierata formale (perché davanti a un Cliente poi capiterà) oppure serve a mettere maggiore pressione al candidato. Aspettate sempre che sia il recruiter a invitarvi all’informalità;
  • Linguaggio del corpo: prestate attenzione al vostro linguaggio non verbale. Sedetevi in maniera composta ed evitate di sdraiarvi sulla sedia e spalancare le gambe come se foste ad una grigliata estiva;
  • Non interrompere: il consiglio più importante di tutti è quello di non interrompere il vostro interlocutore quando sta parlando. Aspettate che concluda il proprio pensiero. Qualsiasi cosa vogliate dire non è stata richiesta in quel momento e, se si tratta di una domanda, aspettate: potreste ricevere la vostra risposta senza necessità di interrompere;
  • Fare domande: quando vi viene chiesto, potete fare domande, purché siano sensate. Qualsiasi recruiter apprezzerà il vostro interesse. La regola del “bisogna necessariamente fare domande per mostrare interesse” è valida solo se avete realmente qualcosa da chiedere, che ancora non vi è stata spiegata. Fare una domanda tanto per farla è peggio: rischiate di cadere in banalità;
  • Risposte concise e complete: quando vi viene posta una domanda, il miglior modo per fare colpo è quello di rispondere in modo semplice, diretto e conciso. I giri di parole, le arrampicate sugli specchi e risposte che implichino argomenti non espressamente richiesti non fanno altro che annoiare e prolungare per niente l’intervista;
  • Non mentire: sembra banale ma evitate di dire il falso. Quando vi viene chiesto se sapete usare uno strumento, se avete mai fatto una cosa o meno, non è conveniente non dire la verità. Spesso non percepiamo come sia maggiormente apprezzata l’ammissione di una lacuna, di una non conoscenza, piuttosto che una bugia che viene smascherata 5 minuti dopo, dopo essere entrati nei dettagli delle conoscenze tecniche. Stesso discorso vale per la retribuzione che, spesso, viene gonfiata. Non credo sia una tattica vantaggiosa, soprattutto se poi viene richiesta una busta paga;
  • Datore di lavoro: non parlate male del precedente datore di lavoro, non sputate nel piatto dove avete mangiato. Un atteggiamento del genere fa pensare che lo rifarete in futuro e non è sintomo di serietà e maturità;
  • Reputazione digitale: curate la vostra reputazione digitale. Ogni recruiter, prima, dopo o durante il colloquio effettuerà una ricerca sui social o sui motori di ricerca. In quest’epoca è importante saper costruire una buona immagine di sé e dei propri interessi;
  • Lo stipendio offerto: non chiedete mai quanto è lo stipendio offerto. Penso che sia ovvio per tutti che non vi verrà mai fatta una proposta peggiorativa rispetto alla vostra attuale retribuzione e, in ogni caso, chiedere a quanto ammonterà la proposta non aiuta in nessun modo. Lo saprete se sarete ritenuti la persona adatta a ricoprire il ruolo e vi verrà avanzata un’offerta. Di certo chiederlo non fa aumentare la proposta ma fa sembrare che l’aspetto economico sia il vostro principale interesse anche se non lo fosse e può quindi trasmettere un messaggio sbagliato.

Spero che questo articolo possa essere utile a chi si vuole avvicinare al mondo della SEO e dovrà affrontare un colloquio a breve… in bocca al lupo!