Continua anche questo mese l’epopea giudiziaria di Google, accusata dai suoi stessi inserzionisti di poca trasparenza: ve ne parliamo nel Digest di ottobre dedicato alla SEA, insieme agli ultimi aggiornamenti riguardanti i sistemi di tracking sul nuovo iOS17.
Misrepresentation Policy: in arrivo un importante aggiornamento
La novità con cui apriamo questo Digest riguarda proprio il nostro motore di ricerca preferito e più nello specifico il fatto che Google ha deciso di alzare la voce con i suoi inserzionisti aggiornando le sue politiche riguardanti le rappresentazioni fuorvianti (‘Misrepresentation policies’, in inglese). Per chi non lo sapesse, queste descrivono una serie di comportamenti, proibiti sulla piattaforma, che hanno a che vedere con la veridicità delle informazioni trasmesse: ad esempio, l’omissione di informazioni importanti sulla propria identità o qualifiche, l’uso di un nome errato per la propria attività commerciale o l’inserimento di affermazioni fuorvianti all’interno dei propri annunci.
Con l’aggiornamento delle policy, che entrerà in vigore il prossimo 21 novembre, alcuni comportamenti – quali la mancata evasione dell’ordine del prodotto o del servizio rivendicato nell’annuncio a causa dell’assenza di qualifiche – saranno inglobati all’interno di un capitolo differenze delle politiche di Google, quello delle pratiche commerciali non accettabili. Ogni violazione sarà quindi trattata con il relativo – e superiore – livello di severità, che prevede la sospensione istantanea, senza preavviso, dell’account Google Ads; da quel momento in poi, i sanzionati non potranno più pubblicare inserzioni sulla piattaforma.
Sono già emersi dubbi fra gli utenti di Ads in merito all’ambiguità dell’azione annunciata da Google: secondo alcuni, infatti, in base a queste regole annunci del tutto regolari potrebbero essere considerati invece non legittimi, risultando in una sanzione molto pesante che, seppure ritirata a seguito di una segnalazione, comporterebbe ingenti perdite di denaro. Puoi leggere e partecipare alla discussione su questo thread di X (Twitter).
Google ancora nel mirino dell’antitrust
A proposito di poca trasparenza in materia dei suoi servizi a pagamento, Google è di nuovo sotto i riflettori a causa di un processo federale negli Stati Uniti in cui si sta cercando di stabilire se effettivamente, come dichiarato dal vicepresidente dei servizi pubblicitari di Google Jerry Dischler, Google aggiusti le proprie aste per soddisfare i propri obiettivi di guadagno, con aumenti di prezzo fino al 5%, senza informare i propri inserzionisti.
Il motivo della pratica è stato chiarito dallo stesso Dischler: evitare un contraccolpo negativo in borsa qualora i piani di revenue vengano disattesi. Lo stesso Dischler, con invidiabile sicumera, ha poi espresso dubbi sul fatto che un aumento ancora più ingente, ad esempio del 15% invece che del 5%, dei prezzi delle inserzioni potrebbe effettivamente disgregare lo strapotere di Google nel mondo delle inserzioni a pagamento.
La verità è però che la competizione, in questo settore, è sempre più accanita, e che Google deve davvero cominciare a guardarsi le spalle da Amazon. Considerando anche le accuse che pendono sul gigante di Mountain View di aver illecitamente mantenuto il monopolio della ricerca online comprando la presenza di default del proprio motore di ricerca su svariati browser e smartphone, mala tempora currunt in casa Google.
iOS17: che cos’è la Link Tracking Protection?
Il nuovo sistema operativo Apple è entrato in azione da pochi giorni e una delle sue principali novità è una funzionalità denominata Link Tracking Protection, attraverso la quale alcuni parametri (gclid, dclid, fbclid, twclid, msclklid, mc_eid e igshid) verranno rimossi automaticamente dalle stringhe di ricerca ogni qual volta si apra un link attraverso iMessages, Mail e Safari.
Questa novità ci interessa non tanto per zelo archeologico, ma per la difficoltà di attribuire il successo di una campagna a fattori certi che l’assenza di certi parametri porrà in essere. Inoltre, questa complicherà la possibilità di fornire esperienze personalizzate sulla base del pregresso comportamento click-through degli utenti; lo stesso vale per il retargeting, così come la reportistica, inevitabilmente impattata, in termini di accuratezza e dettaglio, da questo aggiornamento: metriche come click-through e conversioni saranno, infatti, per forza di cose meno affidabili.
Come di consueto, però, una volta fatta la “legge” si trova presto anche l’inganno: ad esempio, inserire anche i parametri UTM all’interno dello stesso link dove si trova un gclid permette di poter attribuire comunque il link alla fonte giusta in Analytics. L’alternativa meno pratica sarebbe quella di usare link “puliti”, ma proporre landing page differenti in modo da poter distinguere univocamente quali siano le campagne con le prestazioni migliori.