Fra giugno e luglio Google ha messo in moto due importanti aggiornamenti già causa di significative fluttuazioni nel ranking organico: oltre all’update annuale dell’algoritmo di base, è stato infatti reso pienamente operativo lo Spam Update, un aggiornamento mirato a penalizzare i siti tossici in SERP. Cosa c’è di nuovo? E quali sono i primi risultati visibili documentati? Nel nostro articolo trovi tutto quello che c’è da sapere in merito.
Il Core Update di giugno: YMYL ancora al centro dell’attenzione
Partiamo dunque dal Core Update di luglio. Ormai appuntamento fisso dell’estate, questo specifico aggiornamento dell’algoritmo si è sviluppato in realtà in due fasi distinte a circa un mese di distanza l’una dall’altra; tempistiche, queste, dettate dalla mole di dati da processare e dunque dalla necessità di effettuare un “fine-tuning” successivo. Google ha infatti subito messo le mani avanti dichiarando che i cali di posizioni riscontrati alla fine della prima fase di aggiornamento, compiutasi alla metà di giugno, avrebbero potuto ribaltarsi in seguito al secondo roll-out, iniziato e terminato nella prima metà di luglio.
Inutile soffermarsi troppo a lungo sulle indicazioni date da Google su come sopravvivere al periodico cataclisma. Si tratta, infatti, sempre della stessa minestra riscaldata: oltre a farsi un esame di coscienza e chiedersi se i propri contenuti rispettino le tre lettere dell’apocalisse E-A-T, non c’è molto altro a cui appoggiarsi nelle linee guida. Che sono come sempre possibiliste: il tuo sito potrebbe essere ancora buono, solo che magari ha bisogno di una rinfrescata. La metafora dei film rende bene l’idea: L’Impero Colpisce Ancora è sì ancora un indiscutibile capolavoro della cinematografia mondiale, ma se vogliamo che il GenZ di turno lo apprezzi come noi negli anni ‘80, forse è il caso di restaurare la pellicola originale. O fare un film nuovo. Opinioni.
Tornando al mondo della ricerca organica, comunque, il risultato della prima fase di aggiornamento è risultato perfettamente in linea con l’attenzione dedicata da Google ad alcuni tipi particolari di contenuti dall’inizio della pandemia a oggi: i settori YMYL – salute e benessere, scienza, società e viaggi, finanza – sono infatti tra quelli che a giugno hanno riscontrato la più alta volatilità. Si parla per la maggior parte di siti medio-piccoli, con un traffico mensile inferiore cioè alle 500.000 unità. Fa riflettere che un settore come quello del Food abbia campioni sia in negativo sia in positivo: migliore risposta alle query locali e, in ultima analisi, una rilevanza maggiore rispetto alle query dell’utente sembrerebbero essere i fattori decisivi. Fin qua, niente di nuovo sotto il sole.
Core Update di luglio: c’è un legame con lo Spam Update?
Come anticipato da Google stesso, l’update di luglio ha riportato su alcuni siti che erano stati penalizzati dalla prima parte dell’aggiornamento e premiato numerose piattaforme di streaming, mentre ha affossato diversi domini spam. Il dato interessa soprattutto per la concomitanza della seconda fase del Core Update con il rilascio di un altro importante aggiornamento.
Qualche giorno fa avevamo infatti pubblicato le nostre considerazioni sullo Spam Update, spiegando come questo aggiornamento abbia voluto indirizzare la piaga sempre più dilagante negli ultimi 18 mesi dell’hacking dei siti web, contro la quale anche giganti come Aruba fanno sempre più fatica a difendersi. Uno degli effetti di queste pratiche è che siti apparentemente innocui – e sani da un punto di vista SEO – possono in realtà trovarsi infettati da contenuti tossici in forma di link verso siti poco raccomandabili.
Lo Spam Update ha voluto proprio arginare questa pratica utilizzando un nuovo sistema di intelligenza artificiale che dovrebbe risolvere il problema dello spam sul nascere, non indicizzando i domini tossici o penalizzandoli in SERP (di qui il calo organico di siti apparentemente sani: per i nostri consigli in merito ti rimandiamo all’articolo del nostro blog).
Che il rollout dello Spam Update in concomitanza con il Core Update non sia un caso lo dimostra dunque il calo organico dei contenuti di qualità bassa – sempre che ci ricordiamo, come dovremmo, di considerare all’interno dei fattori di qualità non soltanto quelli on page ma pure, e in particolar modo, quelli off page. Insomma, l’AI su cui si basa lo Spam Update ha sicuramente fornito il supporto necessario per dispiegare tutta la potenza di fuoco del Core Update, affrontando il tema cruciale della E-A-T in maniera molto più mirata che in passato.
Non è casuale, in effetti, nemmeno il fatto che su alcune SERP legate a temi di attualità particolarmente sensibili Google stia sperimentando un prompt con cui avverte gli utenti che i contenuti visualizzati potrebbero non essere ancora corroborati da un corpus consistente di informazioni verificate.
I dubbi, legittimi, sullo Spam Update e il piano d’azione
Non sono poche, però, le testimonianze provenienti dalla comunità SEO in cui si sottolinea come in realtà, nonostante tutti gli sforzi compiuti da Google in questo senso, nei top results continuino a comparire contenuti di qualità infima:
In testa alle SERP si trovano spesso pagine spam generate attraverso lo scraping dei contenuti dei risultati in evidenza. Come riescono a stare lì? Grazie ai backlink ottenuti da siti autorevolissimi del settore.
Lasciamo però da parte queste considerazioni estemporanee per fornirti qualche consiglio in caso tu abbia avuto un calo organico nell’ultimo mese. Comincia intanto con l’adottare una prospettiva di più ampio respiro e vai per prima cosa ad analizzare i risultati di ricerca per le query di tuo interesse. Lo scopo è capire, in maniera empirica, quale possa essere il principio dirimente dell’algoritmo per decidere che cosa l’utente stia realmente cercando quando digita una query. In parole povere, potresti non aver fatto niente di male; potrebbe semplicemente essere cambiato il criterio secondo cui l’algoritmo ritiene un contenuto rilevante o meno per l’utente. Confrontati con la concorrenza e traine gli insegnamenti che ti servono.
Inoltre, a parità di posizioni, potresti ritrovarti con un calo di traffico perché magari, per le stesse query, Google inserisce adesso risultati FAQ che prima non c’erano. Questo è, tra l’altro, uno dei fattori più volatili delle SERP, come dimostrato dalle pagine dei risultati statunitensi dove ultimamente si sta sperimentando la riduzione di questi risultati da 10 a 2. Cosa fare, oltre ad abbracciare il cambiamento con la calma di Buddha? Investire nelle code lunghe e nei dati strutturati, oltre che nella rimozione di link tossici e nell’abbandono di strategie di guest posting selvaggio, potrebbe essere a nostro avviso un piano d’azione consigliabile.